
Tutte le attività umane - trasporti, riscaldamento, produzione e consumi di energia - hanno un impatto inevitabile sull’ambiente, osservabile e misurabile sotto diversi aspetti e profili, ad esempio in termini di riduzione delle risorse naturali non rinnovabili, di dispersione di sostanze contaminanti, di alterazione degli ambienti naturali.
Questo impatto può essere contenuto e mitigato con l’adozione di tecnologie adeguate, ma non può essere completamente azzerato. Le stesso utilizzo di fonti “pulite”, come quelle rinnovabili, non è esente da impatti o ripercussioni sugli ambienti naturali, che anche in tal caso devono essere minimizzati con l’adozione di opportune cautele suggerite da una corretta analisi ambientale preventiva.
In campo energetico l’impatto ambientale più significativo è quello relativo alle emissioni di gas e di altre sostanze nocive nell’atmosfera. Ne sono responsabili, in particolare, i processi di combustione delle fonti fossili.
Questa breve premessa campeggia sul sito dell’Enel ed è chiaro come, per ammissione di Enel stessa, le fonti fossili sono responsabili di emissioni di gas ed altre sostanze nocive nell’atmosfera. Giudicate voi…
Saline Joniche, lo stabilimento della Liquichimica. Da qualche giorno tornate entrambe agli onori della cronaca per la notizia che ci sarebbe una società che ha acquistato dalla Sipi l’impianto per realizzare in seguito una centrale a carbone di 1200 mw, simile a quella già in funzione a Civitavecchia. Questa notizia in molti ha risvegliato un incubo del passato, quando negli anni ottanta l’ENEL voleva impiantare una megacentrale a carbone di oltre 2500 Megawatt nell’area portuale di Gioia Tauro.
Questo impatto può essere contenuto e mitigato con l’adozione di tecnologie adeguate, ma non può essere completamente azzerato. Le stesso utilizzo di fonti “pulite”, come quelle rinnovabili, non è esente da impatti o ripercussioni sugli ambienti naturali, che anche in tal caso devono essere minimizzati con l’adozione di opportune cautele suggerite da una corretta analisi ambientale preventiva.
In campo energetico l’impatto ambientale più significativo è quello relativo alle emissioni di gas e di altre sostanze nocive nell’atmosfera. Ne sono responsabili, in particolare, i processi di combustione delle fonti fossili.
Questa breve premessa campeggia sul sito dell’Enel ed è chiaro come, per ammissione di Enel stessa, le fonti fossili sono responsabili di emissioni di gas ed altre sostanze nocive nell’atmosfera. Giudicate voi…
Saline Joniche, lo stabilimento della Liquichimica. Da qualche giorno tornate entrambe agli onori della cronaca per la notizia che ci sarebbe una società che ha acquistato dalla Sipi l’impianto per realizzare in seguito una centrale a carbone di 1200 mw, simile a quella già in funzione a Civitavecchia. Questa notizia in molti ha risvegliato un incubo del passato, quando negli anni ottanta l’ENEL voleva impiantare una megacentrale a carbone di oltre 2500 Megawatt nell’area portuale di Gioia Tauro.
Subito sono state molte le voci che hanno contrastato l’ipotesi ventilata, a partire da Legambiente, ma anche molte forze politiche, quasi in modo trasversale, si sono espresse già negativamente nei confronti della centrale a carbone.
Chi si sta battendo, e non solo qui nel profondo sud, contro il carbone porta avanti anche una battaglia globale contro i mutamenti climatici che stanno già colpendo la salute dei cittadini e l’economia. Ad avere un approccio sbagliato sono invece coloro che propongono e coloro che sostengono la realizzazione di una centrale a carbone in nome di un interesse egoistico, calpestando quello generale.
Ci attendiamo che le istituzioni, le nostre istituzioni elette per tutelare i nostri diritti e far progredire questa terra, rispondano, ricordando che una politica a favore del carbone, la fonte fossile che genera le più alte emissioni specifiche di CO2, è semplicemente nefasta per il futuro energetico e ambientale del nostro Paese.
Le emissioni di anidride carbonica prodotte dal carbone sono le più alte in assoluto. Il carbone ha infatti un elevato contenuto di carbonio, per questo contribuisce in modo determinante all’aumento dell’effetto serra e ai mutamenti climatici. E’ quindi giusto andare in controtendenza, pressare cioè il governo, affinchè l’Italia s’impegni per raggiungere gli obiettivi di Kyoto puntando su risparmio e fonti pulite e rinnovabili.
La proposta che faccio è che, su Saline Joniche, si lavori da subito per avanzare soluzioni alternative ed ecocompatibili, per il riutilizzo dell’area industriale.
Queste soluzioni potrebbero riguardare le fonti rinnovabili e pulite, quale ad esempio l'energia solare, o l’energia eolica, ed avrebbero le medesime ricadute in termini di crescita occupazionale e di approvvigionamento energetico.
Un’altra anomalia che riguarda la realizzazione di una centrale a carbone a Saline si evince analizzando il piano industriale dell’ ENEL. Leggendo per sommi capi tale piano mi sono reso conto che è molto esaustivo rispetto alla situazione relativa alla produzione di energia elettrica in Italia. Ed è anche chiara la linea futura di investimento che prevede, nel periodo 2005 – 2009 investimenti per 6 miliardi di euro così ripartiti: 1 M€ per le rinnovabili, 1,8 M€ per la realizzazione di 14 impianti a gas a ciclo combinato per complessivi 5.000 MW di potenza, 3,8 M€ per la conversione a carbone di tre centrali (Civitavecchia, Porto Tolle in provincia di Rovigo e un altro impianto da definire) per complessivi 5.000 MW di potenza.
E’ chiaro che a questo punto ci si chiede se l’impianto da definire sia quello di Saline e se siano fondate le denunce di chi dice che a questo progetto si stia già lavorando dal 2005.
Dalla lettura di queste cifre emerge chiaramente che l’85% delle risorse investite con il Piano Industriale 2005 – 2009 riguarda la realizzazione o il potenziamento di impianti di produzione di energia di tipo termoelettriche; cioè si tratta di centrali alimentate a gas naturale o addirittura a carbone (come nel caso di Saline) responsabili “scientificamente” di emissioni inquinanti. Solo il 15% verrebbe destinato alle fonti rinnovabili facendo viaggiare l’Italia molto al di sotto della media europea di investimento verso le fonti pulite di energia.
Siamo tutti d’accordo che l'ambiente può essere un affare , ma in Italia bisogna investire di più nella ricerca sulle tecnologie applicate. Negli ultimi tempi nella Borsa americana le imprese che si occupano di ambiente hanno fatto grandi passi in avanti. Le nostre imprese, sono fuori da questo business e ciò non è più possibile. Se investiamo sul fronte della ricerca applicata all'ambiente non avremo più bisogno di grandi incentivi pubblici.
E non è più tollerabile che l’Italia, il paese più assolato d’Europa, produca un decimo della Germania in termini di energia solare.
Il sole ed il vento, insieme all’acqua possono essere davvero il riscatto della nostra terra, dell’intera Calabria. Potremmo vivere bene se solamente fossimo in grado di vendere l’energia ricavata da queste fonti pulite alle altre Regioni che non le hanno così in abbondanza…basterebbe volerlo, basterebbe solo un po’ di volontà e soprattutto di capacità politica.
Chi si sta battendo, e non solo qui nel profondo sud, contro il carbone porta avanti anche una battaglia globale contro i mutamenti climatici che stanno già colpendo la salute dei cittadini e l’economia. Ad avere un approccio sbagliato sono invece coloro che propongono e coloro che sostengono la realizzazione di una centrale a carbone in nome di un interesse egoistico, calpestando quello generale.
Ci attendiamo che le istituzioni, le nostre istituzioni elette per tutelare i nostri diritti e far progredire questa terra, rispondano, ricordando che una politica a favore del carbone, la fonte fossile che genera le più alte emissioni specifiche di CO2, è semplicemente nefasta per il futuro energetico e ambientale del nostro Paese.
Le emissioni di anidride carbonica prodotte dal carbone sono le più alte in assoluto. Il carbone ha infatti un elevato contenuto di carbonio, per questo contribuisce in modo determinante all’aumento dell’effetto serra e ai mutamenti climatici. E’ quindi giusto andare in controtendenza, pressare cioè il governo, affinchè l’Italia s’impegni per raggiungere gli obiettivi di Kyoto puntando su risparmio e fonti pulite e rinnovabili.
Queste soluzioni potrebbero riguardare le fonti rinnovabili e pulite, quale ad esempio l'energia solare, o l’energia eolica, ed avrebbero le medesime ricadute in termini di crescita occupazionale e di approvvigionamento energetico.
Un’altra anomalia che riguarda la realizzazione di una centrale a carbone a Saline si evince analizzando il piano industriale dell’ ENEL. Leggendo per sommi capi tale piano mi sono reso conto che è molto esaustivo rispetto alla situazione relativa alla produzione di energia elettrica in Italia. Ed è anche chiara la linea futura di investimento che prevede, nel periodo 2005 – 2009 investimenti per 6 miliardi di euro così ripartiti: 1 M€ per le rinnovabili, 1,8 M€ per la realizzazione di 14 impianti a gas a ciclo combinato per complessivi 5.000 MW di potenza, 3,8 M€ per la conversione a carbone di tre centrali (Civitavecchia, Porto Tolle in provincia di Rovigo e un altro impianto da definire) per complessivi 5.000 MW di potenza.
E’ chiaro che a questo punto ci si chiede se l’impianto da definire sia quello di Saline e se siano fondate le denunce di chi dice che a questo progetto si stia già lavorando dal 2005.
Dalla lettura di queste cifre emerge chiaramente che l’85% delle risorse investite con il Piano Industriale 2005 – 2009 riguarda la realizzazione o il potenziamento di impianti di produzione di energia di tipo termoelettriche; cioè si tratta di centrali alimentate a gas naturale o addirittura a carbone (come nel caso di Saline) responsabili “scientificamente” di emissioni inquinanti. Solo il 15% verrebbe destinato alle fonti rinnovabili facendo viaggiare l’Italia molto al di sotto della media europea di investimento verso le fonti pulite di energia.
Siamo tutti d’accordo che l'ambiente può essere un affare , ma in Italia bisogna investire di più nella ricerca sulle tecnologie applicate. Negli ultimi tempi nella Borsa americana le imprese che si occupano di ambiente hanno fatto grandi passi in avanti. Le nostre imprese, sono fuori da questo business e ciò non è più possibile. Se investiamo sul fronte della ricerca applicata all'ambiente non avremo più bisogno di grandi incentivi pubblici.
E non è più tollerabile che l’Italia, il paese più assolato d’Europa, produca un decimo della Germania in termini di energia solare.
Il sole ed il vento, insieme all’acqua possono essere davvero il riscatto della nostra terra, dell’intera Calabria. Potremmo vivere bene se solamente fossimo in grado di vendere l’energia ricavata da queste fonti pulite alle altre Regioni che non le hanno così in abbondanza…basterebbe volerlo, basterebbe solo un po’ di volontà e soprattutto di capacità politica.
1 commenti:
http://www.youtube.com/watch?v=32R1bCaljtU
X
Posta un commento