martedì 30 agosto 2016

Considerazioni sul paesaggio e sul potenziale che porta con sé

Il paesaggio è un prodotto della storia. È l'esito delle relazioni sociali, economiche, e di potere che si stabiliscono tra gli uomini e che si riflettono nello spazio, tanto da determinarne la forma e la struttura, nel tempo. 
Racconta le abitudini, le imprese, le ambizioni dell'uomo, è la prova tangibile del rapporto, non sempre felice, tra uomo e natura.
È testimone della cultura di un popolo; la sua tutela è la tutela dell'identità di quel popolo, la sua valorizzazione è l'esaltazione di quella stessa identità.
Il rischio di una omogenizzazione del paesaggio, oggi, è concreto e reale, ed è dovuto alla globalizzazione.
Distanze annullate, identità in crisi, spostamento sul piano virtuale della percezione visiva dei luoghi.
Paesaggio urbano (Londra)
I paesaggi, soprattutto urbani, oggi appaiono pressoché uguali, così le città asiatiche sono cloni delle città americane od occidentali e la riconoscibilità di un paesaggio rispetto ad un altro è affidata alla presenza di simboli universalmente riconducibili ai luoghi in questione come la Torre Eiffel, il Campidoglio, le guglie di una Cattedrale è così via.
Ma cosa vuol dire tutelare il paesaggio oggi?
La nostra Costituzione all'articolo 9 non specifica le modalità attraverso cui tutela e valorizzazione debbano essere mette in atto, quindi il dibattito tra gli studiosi gioca un ruolo fondamentale in questa sfida.
In primo luogo restituire valore e qualità al paesaggio rappresenta un’esigenza sempre più avvertita da parte della società, tanto da trovare un preciso ed autorevole riferimento nella Convenzione Europea del Paesaggio.
Paesaggio rurale (Piceno)
Questo importante documento, che non a caso è stato siglato a Firenze, patria di artisti e soggetto, nei secoli, di opere d'arte di indiscusso valore, traccia le linee guida per i Paesi Membri del Consiglio d'Europa sulla gestione del paesaggio fissando alcuni punti fermi: definizioni, competenze, strategie.
Oltre ad essere una carta d'intenti, dunque, la Convenzione indica un percorso e specifica ciò che la Costituzione enuncia come principio: il paesaggio va tutelato e valorizzato.
In primo luogo perché un paesaggio equilibrato e ordinato produce un naturale senso di godimento estetico. Di contro, un paesaggio disordinato genera sensazioni di profondo disagio.
Secondariamente perché, come sostengono in molti, attraverso la tutela si possono generare ricchezza e sviluppo economico.
Le trasformazioni territoriali devono rivolgere una costante e continua attenzione al paesaggio, valorizzando gli elementi di singolarità, di identità e di equilibrio ed evitando gli elementi di confusione e dissonanza fastidiosa.
Solo così potremo vedere crescere la quota della ricchezza nazionale proveniente dal settore cultura, oggi relativamente bassa se si pensa all'ineguagliabile patrimonio storico-culturale e paesaggistico di cui siamo dotati.
Il valore trainante della cultura potrebbe infatti investire altri settori: dal settore produttivo a quello dei servizi e tutti avrebbero un effetto moltiplicatore sul turismo.
Il paesaggio dunque, definito come prodotto sociale nella sua accezione identitaria, può e deve diventare motore di sviluppo, coniugando accuratamente tutela e valorizzazione. 
Questi due concetti devono vivere in un delicato equilibrio che eviti di dissipare quella che il professor Settis definisce "una straordinaria eredità ricevuta che dobbiamo trasmettere" e che consenta di creare ricchezza ed occupazione.

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