Non mi appassiona molto l’aver buttato sulla rissa, come accade sempre in politica, il dibattito sull’opportunità di candidare Roma ad ospitare le Olimpiadi del 2024.
Il SI ed il NO diventano un voto pro o contro il governo. Con Renzi o coi 5 Stelle. Si tiene la gente impegnata con questo giochetto evitando che si ponga le giuste domande o compia più serie considerazioni, su questa eventualità della candidatura olimpica.
Iniziamo col dire che si trattava solo di questo: di una candidatura.
Ciò significa che Roma avrebbe avuto delle concorrenti. E sappiamo che sono: Parigi, Budapest e Los Angeles.
Il ritiro della candidatura è una scelta che sta facendo discutere ma che in buona parte condivido. Per un motivo molto semplice: evita una figuraccia mondiale all’Italia. E il Mondo ha già riso abbastanza delle nostre figuracce…
Con una mobilità urbana pressoché paralizzata, un debito pari a quello di uno Stato di medie dimensioni, tanti esempi negativi precedenti di “grandi opere” legate a “grandi eventi”, vedi il mondiale di nuoto del 2009, che si vanno ad aggiungere ad una lunghissima serie di incompiute che sono dei veri propri sbreghi urbani, Roma sonnecchia sdraiata sul Tevere mentre le altre capitali europee hanno saputo innovarsi e rinnovarsi, diventando motore di sviluppo incrementando costantemente la loro capacità di attrarre.
Dubito che il CIO avrebbe preferito Roma a Parigi, ad esempio. Due linee metropolitane (e la terza che è un eterno cantiere) contro quattordici, tanto per capirci.
Le Olimpiadi saranno una grande opportunità. Certo, per chi sarà in grado di coglierla. Roma, anche se fosse stata candidata, non avrebbe saputo coglierla.
Corruzione? E’ ovvio che c’è e che sarebbe stata in agguato drenando tempo e risorse al “progetto”. Su questo c’è tanto da lavorare ma occorrono prioritariamente chiarezza e semplificazione normativa.
E pensare che fu proprio un romano, Publio Cornelio Tacito, ad affermare che “in una Repubblica molto corrotta, moltissime sono le leggi”.
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